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... una sera, a cucina scoperchiata, stava piovendo molto forte e allora un po' preoccupato sono passato a vedere come il muro di terra cruda reagiva alla pioggia forte; devo dire che il ladiri era solo leggermente bagnato e mi sembrò giustificato visto che per decenni di acqua non ne aveva visto e probabilmente era in grado di berne molta di quella che stava cadendo...
(di seguito qualche nota culturale sulla cucina sarda)
LA CUCINA SARDA: (per evitare delusioni premetto che sto per scrivere della cucina sarda inteso come locale, ai delusi anticipo che prossimamente dedicherò anche un capitolo alla cucina inteso come mangiare) La cucina sarda tradizionale è il locale della casa attorno alla quale ruota la vita di tutta la famiglia, ma in fondo questo è vero per tutta l'Italia e probabilmente in tutto il modo (o almeno dovrebbe esserlo). La vita nella cucina ruota intorno al camino che di solito è ampio, in angolo e molto basso rispetto al pavimento, non più di 10-15 centimetri. Attorno al camino ci sono delle sedie piccole, in legno e paglia, piccole non tanto perché i sardi siano bassi (non più di tanti altri) ma perché permettono di svolgere tutte le attività presso il camino stando alla altezza giusta senza piegarsi più di tanto. So per certo che nel diciannovesimo secolo spesso il camino era un buco nel tetto in mezzo alla stanza e per questo la cucina era come tinteggiata completamente di nero e per questo dobbiamo immaginarcela molto buia; il vantaggio era indubbiamente quello di affumicare, quindi conservare tutto quanto vi era immagazzinato.
Oggi nel camino si cuoce per lo più carne o pesce alla brace, anche verdure come pomodori o melanzane; una volta invece dobbiamo immaginare il fuoco un po' sempre acceso in fondo all'angolo: ogni volta che serviva, ogni pasto in cui ci fosse qualcosa da cuocere, e la fame era componente che non mancava mai, si portava avanti, si alimentava con quattro pezzi di legno e si bolliva l'acqua presa dal pozzo o dalla fontana vicina per qualcosa di caldo da mettere nello stomaco, che fossero anche solo quattro fave o due patate. Intorno al camino, appesi al muro fino ad una altezza considerevole, tutti gli attrezzi di lavoro: pentole, graticole, mestoli e forchettoni, sicuramente anche molti spiedi. In bella vista come a portata di mano c'erano (e ci sono ancora adesso) i cesti sardi, quelli di Sinnai molto rinomati per l'abilità degli artigiani locali, fatti con la paglia di grano - un grano particolare adesso quasi introvabile, raccolta e cucita in una spirale con l'aggiunta di decorazioni colorate in panno e altri tessuti a fiori, in una miriade di forme da quelli più piccoli per biscotti ai larghi almeno 50 centimetri per metterci il pane, le mandorle da sgusciare o asciugare, la pasta fatta in casa - questi con il fondo fatto con un graticcio di steli integri. Se tenuti bene questi cesti hanno una durata illimitata e se ne trovano ancora di molto antichi e utilizzabili; quelli moderni utilizzano la rafia o altri materiali ma quelli in paglia di grano sono inimitabili sia dal punto di vista estetico che quello pratico.
http://www.casteddu.it/artigianato-cestin/
Nella cucina non doveva esserci molto altro, se non una piattaia, dei ripiani spesso appesi ai travi o appoggiati su dei paletti murati nella parete, oppure anche appoggiati su delle pietre per tenerli alti dal pavimento, spesso in terra battuta o, nel migliore dei casi, in pianelle di cotto lucide solo quando venivano bagnate. A terra non deve stupire qualche grosso sasso, portato dalla campagna dove non mancano, adatto sia a sedersi che a batterci come superficie di lavoro, e poi recipienti in cotto con alimenti, una giara con l'olio, damigiane per il vino e un recipiente per l'acqua da bere. Nei paesi come Sinnai le case nel centro storico erano e in alcuni casi sono ancora il nucleo della azienda agraria familiare, non essendoci abitazioni sparse per la campagna come nella pianura padana.
http://archiviostorico.corriere.it/2001/giugno/01/Perche_Sardegna_non_mafia_co_0_0106016322.shtml
Per chi se lo poteva permettere, un sicuro investimento indispensabile per chi aveva terreni coltivati a grano, c'erano la macina e anche il forno, per pane e altri cibi tipici di questa regione, che dobbiamo immaginare anche scambiati oltre che comprati e venduti. Chi aveva molto donava per poi ricevere quando era un vicino ad averne in abbondanza, una economia senza sprechi insomma.
http://www.sardegnadigitallibrary.it/index.php?xsl=626&id=2672
http://it.wikipedia.org/wiki/Cucina_sarda
http://www.sardegnaweb.it/sezioni2.asp?IDCategoria=9
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